In 102 anni di storia, la casina sociale, il "quartier generale" dei soci del Circolo Canottieri Roma, ha conosciuto molti cambiamenti. Un lungo processo sviluppato attraverso l'impiego di materiali sempre nuovi fino ad arrivare alla bella sede di Lungotevere Flaminio 39 di oggi, che gode tra l'altro una invidiabile posizione sul Tevere. Ma come si è arrivati alla casina odierna? Su "Una passione lunga un secolo", il libro firmato dal vicepresidente Stefano Brusadelli, Bruno Manfellotto e Roberto Vianello, il socio Giovanni Rebecchini offre un interessante contributo, descrivendo dettagliatamente tutte le fasi. Ve ne proponiamo i passi salienti di seguito, in questa nuova puntata della rubrica "100+".
1919 - "(I fondatori del Circolo) riuscirono ad avere la concessione d'uso del terreno con sopra la bella casina di legno dalla Rari Nantes, poi comprata nel 1920".
1930 - "Fu fatta richiesta per un nuovo progetto, un edificio razionalista con connotati classicheggianti".
1949/'50 - "La casina sociale venne ampliata e fu realizzata una magnifica piscina, utilizzando una struttura di cemento armato firmata da Pier Luigi Nervi".
Anni '60 - "I campi da tennis erano diventati sei, più un campo di calcetto e uno di pallavolo che, da parallelo all'argine del fiume, passò successivamente a polivalente (tennis e pallacanestro) ma collocato perpendicolarmente all'argine".
1967 - "Il nuovo (massiccio) ampliamento si attaccò sulla destra della vecchia sede sociale (guardando dal fiume), prolungandosi anche verso il Tevere e la piscina. (...) Un nuovo splendido salone di forma quadrata (dove ora c'è il bar), con finestre affacciate sul Tevere a 180 gradi accresceva notevolmente le capacità ricettive del club, che poteva ora disporre di due grandi ambienti tra loro comunicanti. Sempre nella parte nuova, al primo piano, fu allestito un magnifico ristorante con vista mozzafiato sul fiume. Un piano pilotis a contatto con il verde e la vasca fu destinato a ristorante estivo".
Nei saloni e nel ristorante, entra in scena l'architetto fiorentino Tullio Rossi - "Il salone di Rossi aveva una parete scorrevole che poteva fungere da divisorio e un terzo della superficie rialzata di circa un metro. (...) Successivamente, anche su mio suggerimento, il salone fu 'spianato' e furono aperte le finestre sul Lungotevere, che nei primi anni erano chiuse. Più di recente il soffitto è stato riconfigurato per ospitare condizionamento e tecnologie, è stato installato uno schermo a scomparsa e un impianto di illuminazione diffusa. (...) Lo spogliatoio dei Soci è molto migliorato con una scelta cromatica molto gradevole e i bagni, realizzati almeno una decina d'anni fa, resistono molto bene".