Un libro che è molto più di una semplice biografia, un film che ha segnato la storia del cinema popolare italiano e tante parole da consegnare a cinefili e non solo. Ieri, al Circolo Canottieri Roma, nonostante una fastidiosa influenza Enrico Vanzina ha offerto una serata sul filo delle emozioni. Un evento in cui il celebre sceneggiatore e regista ha idealmente celebrato i suoi quarant'anni di carriera e un lungo sodalizio artistico, presentando lo struggente "Mio fratello Carlo" (libro edito da HarperCollins, pagg. 208, 9.90 euro) nonché la proiezione di "Sapore di mare", film del 1983 tra i più amati nella produzione dei fratelli più famosi del cinema italiano.
Accolto dal presidente del club ospitante, Massimo Veneziano, e dal vicepresidente Stefano Brusadelli, il maggiore dei fratelli Vanzina si è aperto al pubblico del Canottieri Roma. Ad applaudirlo anche il regista Roberto Capucci, che tornava al Circolo dopo la presentazione del suo "Ovunque tu sarai".
"Questo libro è la mia cosa più bella - ha detto Vanzina parlando di 'Mio fratello Carlo' - Anzi, vorrei essere ricordato per questo libro perché mi lega indissolubilmente a mio fratello. All'inizio non volevo scriverlo. In carriera ho scritto più di 100 film, faccio anche il giornalista, non avevo certo l'esigenza artistica di aggiungere anche questo, che per giunta avrebbe aperto una ferita. Una mattina, però, ho sentito una mano che prendeva la mia e che mi portava al computer. Mi piace pensare che fosse Carlo. Fatto sta che ho completato la biografia in 40 giorni, ma non è stato un modo per elaborare un lutto, peraltro ancora più forte e doloroso dopo quelli per la perdita di mio padre e mia madre. Si tratta piuttosto di un diario, il racconto di ciò che è successo da quando è arrivata la notizia della malattia di Carlo fino alla sua morte. Credo che tutti voi abbiate avuto un 'Carlo', è per questo che voglio vederla come una storia universale. Me lo dimostrò una signora leccese che venne a seguire la presentazione del libro a Pordenone. Disse che aveva conosciuto mio fratello all'ospedale di Siena, dove era stato ricoverato assieme al marito della signora. 'Sono venuta a Pordenone, da Lecce, per ringraziarla. Mi sono sentita meno sola', mi disse".
Commosso, Vanzina ha in realtà parlato di una biografia che si trasforma in autobiografia. E non soltanto per via di tutta la strada percorsa, insieme, dalla premiata ditta Carlo ed Enrico. Tanto che, a un certo punto della serata, ha parlato di una specie di missione: "Da ragazzino ebbi la fortuna di conoscere Ennio Flaiano. Fanciullescamente gli chiesi 'Perché si scrive?' Lui mi guardò negli occhi e rispose 'Per non morire'".
A introdurre la proiezione di "Sapore di mare", il consigliere alle Manifestazioni del Canottieri Roma, Edmondo Mingione, e il consigliere al Personale, nonché assiduo cinefilo, Mario Martelli. Enrico Vanzina si è sottoposto volentieri al "fuoco incrociato" di domande, andando anche oltre le stesse. Lo sceneggiatore ha colto allora l'occasione per ricordare il rapporto professionale con Adriano De Micheli, produttore del film e ancora oggi socio del Canottieri Roma, e salutare idealmente la grande Virna Lisi, legata per più di mezzo secolo all'architetto Franco Pesci, presidente del club dal 1981 al 1993. Inizialmente non prevista nel cast, l'attrice vinse poi il David di Donatello e il Nastro d'Argento 1983 nella categoria "miglior attrice non protagonista". Per completare i collegamenti tra il film e il Canottieri Roma, anche Carlo Vanzina fu socio del Circolo.
"Pur non essendo il mio preferito, sono molto legato a 'Sapore di mare'", ha detto Enrico, che ha anche raccontato un aneddoto sul seguito ideale del film: il "papà" di tutti i cinepanettoni, sebbene paradossalmente lontano anni luce da questi, "Vacanze di Natale" del 1983. "Quando Aurelio De Laurentiis lo vide disse 'Che schifo! Questo film non può essere proiettato'. E invece non solo il film fu proiettato per la prima volta il 18 dicembre, ma lui, il 21, era già sotto casa a chiederci scusa".