"Bisogna essere come l'acqua: non forzare mai, ma aggirare l'ostacolo fino a raggiungere lo scopo". Solitamente le "storie di Natale" prendono il cuore. Quella di cui parliamo oggi anche il cervello, la parte razionale. Lo impone il periodo duro che stiamo attraversando: ci vuole sensibili e allo stesso forti, caparbi, rigorosi. Eppure non bisogna mai dimenticare la poesia. Per questa ragione, oggi più che mai vi proponiamo "Il leone del Tevere", tredici minuti e quarantasei secondi scritti, filmati e a tratti quasi sussurrati da Giuliano Cipollone.
"Il leone del Tevere" è Mario Sartini, più di cinquant'anni di storia del Circolo Canottieri Roma tra canoa e canottaggio. "Sono un sarto!", afferma ancora oggi orgoglioso. Lui che ha realizzato i costumi dei capolavori del cinema di pezzi grossi come Antonioni e Fellini, oltre a fare il modellista per la casa di moda Fendi. Gli anni sono quasi novanta, la carta d'identità di Mario riporta "1931" e purtroppo o per fortuna non è un errore di stampa. L'età perfetta per dirci, appunto, che bisogna essere come l'acqua.
Il cortometraggio ha oramai due anni, ma poco è cambiato sul fiume: le chiacchiere con Rosario giù al galleggiante, il traffico sul fiume di jole piene di soci, infine la carbonara. O l'amatriciana, dipende dalle materie prime presenti nella capiente dispensa Buonanno. E, ancora, c'è Mario che offre consigli e vive il Tevere e i doni che il fiume sa dare. Quando quest'ultimo non si arrabbia, certo.
A guardare bene, qualcosa invece è cambiato. Adesso portiamo una mascherina e abbiamo le mani impiastricciate di gel. Trattiamo di argomenti strani su cui fino a ieri si esprimevano soltanto eroi in camice bianco. Leoni lo siamo diventati, sì. Mario da par suo lo sa bene: in vita tua, più cose vedi e più sai come affrontarle. Da lì in poi basta essere acqua.