La puntata di oggi di "100+" ci porta all'anno 1925, quello di una delle più straordinarie imprese nella storia dell'aviazione mondiale compiuta del Comandante Francesco De Pinedo, poi nominato socio onorario del Circolo Canottieri Roma. La racconta il vicepresidente del club, Stefano Brusadelli, in "Una passione lunga un secolo", il libro realizzato dallo stesso Brusadelli e da Bruno Manfellotto e Roberto Vianello e pubblicato in occasione delle celebrazioni per il Centenario del sodalizio giallorosso del 2019.
"Nel piovoso pomeriggio del 7 novembre 1925 - scrive Brusadelli - De Pinedo e il motorista Ernesto Campanelli sono ammarati (anche se in questo caso sarebbe più corretto dire "affiumati") sul Tevere, a monte di Ponte Margherita, al cospetto di Mussolini e di una gran folla festante. Sono a bordo del 'Gennariello', un biplano Savoia Marchetti con struttura in legno e copertura delle ali in tela, privo di carrello terrestre. L'idrovolante era partito il 20 aprile dall'idroscalo di Sesto Calende per compiere in 80 tappe e complessive 370 ore un volo di 55.000 chilometri sul mare o seguendo il corso di grandi fiumi. Scopo dell'impresa quello di raggiungere l'Australia e fare ritorno nel minor tempo possibile".
"Il punto dell'arrivo non è scelto a caso. Come testimonia il monumento qui posto nel 1974, si tratta del luogo dove nel 1924 era stato rapito (per poi essere ucciso) il deputato socialista Giacomo Matteotti, autore di un duro attacco al governo Mussolini. Con l'occasione il regime si propone quindi di annettere alla mitologia fascista un luogo che stava invece per trasformarsi in un simbolo antifascista. A De Pinedo viene intitolato lo scalo fluviale qui tuttora esistente, che dopo la realizzazione dei muraglioni doveva sostituire il vecchio porto di Ripetta, del quale riprende la struttura a rampe. Un'opera maestosa che però già nel 1925 era inutilizzata, dovendo supportare una vocazione industriale del quartiere Flaminio concepita a fine Ottocento e poco dopo sconfessata in favore di una vocazione residenziale".
"Due anni più tardi De Pinedo volò dall'Italia alle due Americhe, per poi fare ritorno in Italia. Messo in ombra dalla rivalità con Italo Balbo, morì nel 1933 mentre si preparava a compiere un volo in solitaria da New York fino a Baghdad con un monoplano battezzato 'Santa Lucia'. A causa del sovraccarico di carburante l'aereo uscì di pista in fase di decollo e De Pinedo morì carbonizzato".