Uguaglianza. Ma ancora parità, meritocrazia, rispetto. E poi quell'articolo 3 della Costituzione che è musica solo a leggerlo: "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese". Ruota intorno a queste parole "Uguali per Costituzione: Storia di un'utopia incompiuta dal 1948 a oggi" (Feltrinelli), il libro di Ernesto Maria Ruffini presentato ieri al Circolo Canottieri Roma dall'autore, direttore dell'Agenzia delle Entrate, insieme al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Enrico Giovannini e all'ex presidente del Consiglio incaricato ("Premier per quattro giorni", ha simpaticamente puntualizzato il diretto interessato) Carlo Cottarelli, in un evento promosso dal segretario del Collegio dei Probiviri del club, Mario Guido. Moderatore: il giornalista nonché socio del Circolo Bruno Manfellotto.
Il "problema" nasce proprio dal sottotitolo, da quell'"utopia incompiuta" che dice molto sulla discrepanza tra i nobili princìpi dei padri costituenti e l'effettiva applicazione degli stessi in tre quarti di secolo di vita repubblicana. Ha cominciato a ragionarci su lo stesso ministro Giovannini, godendo dei raggi di sole che baciavano il terrazzo della sede sociale di Lungotevere Flaminio 39 prima dell'interessante incontro-confronto in salone e dialogando con i soci del Circolo. Tra i tanti ospiti intervenuti, Cosimo Comella, dirigente del Dipartimento tecnologie digitali e sicurezza informatica del Garante per la Privacy e genero del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Proprio il Capo dello Stato ha firmato la prefazione del volume di Ruffini.
In prima fila, accompagnato dalla consorte Rosella, il presidente del Circolo Paolo Vitale, che ha salutato la platea dando poi il La all'incontro. "Parto proprio dalla prefazione di Mattarella in cui veniamo invitati a fidarci del futuro - ha detto il ministro Giovannini nel suo intervento - Fidarsi del futuro è esattamente ciò a cui i Costituenti pensavano. Hanno confidato sul fatto che qualcuno avrebbe preso quei testi e li avrebbe trasformati in realtà. Ipotizzate se veniste invitati voi a riscrivere la Costituzione: avreste lo stesso spirito? Per questo vorrei ragionare sull'ultima frase di Mattarella, quando parla di un libro che può servire soprattutto ai più giovani. Perché credo serva soprattutto a noi, che in questo momento storico rappresentiamo piccoli e grandi poteri. Siamo noi i decisori e i giovani ci rimproverano di non pensare abbastanza a loro".
È partito dai giovani anche il professor Cottarelli: "Quando nel libro si parla di uguaglianza nelle possibilità si deve cominciare dalla scuola pubblica, uno strumento fondamentale per cominciare a istruire sul tema. E il Pnrr sta facendo qualcosa per dare una possibilità a tutti. Quanto al capitolo sul Fisco, strumento per ridurre le disuguaglianze è la tassazione progressiva di cui sono sempre stato sostenitore, perché il suo scopo è anche quello di istruire. Cosa ho fatto nell'ultimo mese per ridurre le disuguaglianze? Nel mio piccolo, ho pagato le tasse".
Le tasse che, ha ammesso Ruffini, "saranno anche la parte meno piacevole dello stare insieme, ma sono essenziali per garantire i servizi essenziali a tutti noi. Quelli che diamo per scontati". "Ciò che ho cercato di trasmettere è che ciascuno di noi è chiamato ad attuare l'uguaglianza, farsi attore proattivo dell'attuazione di un'utopia, intesa come stimolo a spostare il traguardo in avanti. Siamo tutti diversi, ma ciascuno di noi è portatore di straordinaria ricchezza e può consentire ad attuare il progresso di questa società. È così che, dall'articolo 3, si passa all'articolo 4: 'Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società'".